Una versione diversa del mito della Dea Venere

Quando si parla di amore in ambito classico non si può non pensare alla Dea Venere.

Abituati a conoscerla rappresentata dal celebre dipinto di Botticelli, questa volta viene raffigurata in un contesto diverso: davanti ad uno specchio.

La Venere allo Specchio di Tiziano è infatti un dipinto che ha dato vita ad alcune differenti interpretazioni, tra cui “l’Effetto Venere”.

La bellezza che ammira sè stessa: celebrazione o vanità?

Questa Venere è ritratta in un momento in cui si trova davanti ad uno specchio, sorretto da due Amorini

La sagoma ha la postura che ricorda le sue raffigurazioni più classiche, con una mano a coprire il seno e l’altra poggiata sul grembo.

Sono tante le interpretazioni di questo dipinto, le più chiacchierate riguardano se valutare questa immagine come una celebrazione della bellezza intesa come esaltazione assoluta, oppure se l’autore vuole mostrare una Venere intenta ad ammirare sé stessa e dunque peccando di vanità.

L’arte come dico sempre è qualcosa di estremamente soggettivo, e come sempre vi invito a dare una vostra interpretazione a riguardo.

Varianti e segreti della Venere allo Specchio

Questo dipinto ha dato vita a numerose varianti, sia dello stesso autore che di autori diversi.

Tiziano tenne questo in particolare fino alla sua morte, probabilmente come riferimento per i successivi che realizzò.

L’immagine raffigurata colpisce per il suo calore e la sua sensualità, accarezzata da una intensa luce dorata richiamata dai dettagli delle stoffe, dalla ghirlanda e dai capelli di Venere.

Grazie alle tecnologie a raggi X è emerso che inizialmente l’autore avesse raffigurato la Dea con una camicia bianca e capovolgendola si sono accorti che il pittore aveva già usato la medesima tela per raffigurare due sagome di tre quarti: un uomo e una donna.

Nel coprire le figure, l’autore ha lasciato visibile il mantello appartenente alla figura maschile. Nello specifico si tratta del drappo rosso alla base della Dea.

Cosa è l’Effetto Venere?

Lo specchio è sempre un oggetto emblematico poiché ci mostra il nostro riflesso e ciò che siamo.

La domanda che dobbiamo porci adesso è: chi sta guardando la Venere nello specchio?

I pittori difficilmente nelle loro opere tralasciavano i particolari al caso.

L’Effetto Venere è difatti una vera e propria tecnica che aiuta l’osservatore a soffermarsi più a lungo sull’opera, va dunque a toccare la psicologia della percezione.

L’autore ci sta comunicando che non è sempre tutto come sembra.

Trovandoci davanti ad una qualsiasi rappresentazione di uno specchio, la prima risposta psicologica è quella di aspettarci di vedere il nostro riflesso nello specchio.

Si innesca quindi la necessità e poi l’aspettativa di vederci riflessi nell’immagine, anche se soltanto dipinta.

L’Effetto Venere è la tendenza che ci spinge a considerare, erroneamente, che il soggetto del dipinto veda raffigurata nello specchio la stessa immagine rilevata dallo spettatore.

Questo effetto è spesso utilizzato anche ne cinema o nel teatro.

Guardando la raffigurazione con attenzione, la Venere non sta guardandosi nello specchio, ma sta osservando il riflesso del pittore.

Non solo, ma l’immagine rappresenta un volto invecchiato, segno che il tempo passa per tutti.

È un concetto non immediato da capire, poiché si basa su riflessi e proporzioni talvolta distorte.

Come sempre questi grandi Maestri d’Arte sanno insegnarci tecniche elaborate e trasportarci tra i loro segreti pittorici con grande raffinatezza.