Perché si chiama così?

Lo stesso Lorenzo Ghiberti, orafo e scultore, resosi conto del capolavoro che aveva realizzato, si espresse dicendo che la porta

“è la più singolare opera che io abbia prodotta: e con ogni arte e misura et ingegno è stata finita”.

Le parole che lo stesso autore incide sul bronzo:

“[Opus] Laurentii Cionis de Ghibertis / mira[bile] arte fabricatum“

Da subito considerata un simbolo di grandezza relativo ad uno dei periodi più ricchi da un punto di vista artistico, che la storia abbia mai conosciuto: il Rinascimento italiano.

Periodo che ha visto coesistere numerosi personaggi di rilevanza straordinaria come lo stesso Michelangeloche a proposito dell’opera del Ghiberti così si espresse: 

“Elle son tanto belle che starebbon bene alle porte del Paradiso”

In realtà è detta la porta del “paradiso” perché così si definisce lo spazio di distanza tra il Duomo e l’Ingresso del Battistero.

Quali artisti presero parte alla realizzazione della Porta del Paradiso?

Nel 1401 a Firenze si annunciò un famoso concorso, al quale parteciparono sia Lorenzo Ghiberti che Filippo Brunelleschi.

Lorenzo Ghiberti vinse il concorso.

La porta, così come le altre che compongono il Battistero, fu realizzata in bronzo ed oro con una doratura al mercurio. Questa tecnica era assai pericolosa, e difatti non venne mai più utilizzata. 

Si riescono ad intravedere ancora alcune delle sue pennellate durante il lavoro di intarsio e lucidatura, anche se la maggior parte sono perfettamente lisce e lucidate. Questa tecnica ci suggerisce in maniera magistrale il senso dell’aria e dall’atmosfera.

Ghiberti impiegò ben ventisette anni per terminarla, data la grande complessità di dettagli con cui è decorata.

Anche la grandezza e l’imponenza sono stati elementi determinanti. 

Ha infatti un peso di circa 8 tonnellate e misura 5,20 metri per 3,10 di larghezza e uno spessore di 11cm.

Galileo Galilei disse che era sufficiente chiudere le porte del Battistero con una leggera spinta per far tremare l’intero edificio.

Al maestro si affiancarono anche altri artisti in supporto come il figlio Vittorio, il celebre DonatelloMichelozzoLuca della Robbia e il Cennini.

Fu terminata nel 1452.

 

Particolare della Porta del Paradiso

Perché viene ritenuta un’opera innovativa per l’epoca?

 

Ghiberti per la realizzazione della porta utilizzò una tecnica innovativa per l’epoca: lo stiacciato, che consiste nel dare l’effetto di un rilievo sottilissimo. Furono adoprate anche altre tecniche prendendo ispirazione dal genio di Brunelleschi per quanto riguarda l’architettura e si dedicò moltissimo allo studio delle prospettive.

Lorenzo fu maestro nel rappresentare le scene in maniera estremamente vivida, dando proprio il senso dello spazio nel rilievo. Ciò è dovuto all’essersi basato su una teoria matematica in cui si rappresenta lo spazio tridimensionale in un piano bidimensionale.

Realizzò i disegni in argilla o cera e successivamente li traslò su scala reale in ogni componente di rilevo.

L’intreccio di queste tecniche ha permesso di creare un vero e proprio senso di lettura delle formelle, che permettono allo spettatore di visionare e leggere la storia in maniera cronologicamente corretta. Ogni formella descrive uno specifico e dettagliato scenario che illustra episodi dell’Antico Testamento, dalla Genesi fino al Re Salomone. 

La lettura è dall’alto in basso e da sinistra verso destra.

Ci sono voluti 27 anni per realizzare questo capolavoro, e Ghiberti giustamente orgoglioso della sua opera, decise di inserire un suo autoritratto fra le formelle.

Si trova infatti nel quinto registro, guardando dall’alto al basso da sinistra a destra. 

La Porta del Paradiso è un’opera famosa e riconosciuto in tutto il mondo, impossibile non rimanere incantati dalla maestosità di questo capolavoro orafo ed architettonico.

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